sabato 26 dicembre 2015

Natale è. (Vol. II)

Sentirsi già grassi prima di iniziare.
Mamma che riesce a rendere leggeri anche i fritti.
Tuo padre e tuo fratello che pare giochino a battaglia navale con i regali e quand'è il momento di darli non si ricordano più qual è per chi. (Scriverci il nome sopra no?!)
Le codine sotto il tavolo che vogliono partecipare alla festa.
Il tredicesimo Natale di Kila, che barcolla un po' ma non molla mai, con quegli occhioni da eterna cucciola.
Ridere a crepapelle per un'agenda che ti accompagnerà solo fino a luglio perché in realtà è un diario scolastico.
Il tuo migliore amico che non starà solo stasera, perché da 22 anni è un fratello in più.
Il suo vino vegano che secondo papà non sa di nulla (e non manca di farglielo notare ad ogni sorso fino a fine serata e ridiamo tutti fortissimo) ma fa 13 gradi e ti lascia inchiodato alla sedia.
Tuo fratello che si rifiuta di giocare a tombola e allora famose n'altro goccio.
Boicottare le canzoni tristissime che sceglie papà ed è subito Jingle Bells Rock.
"Quest'anno giusto un pensierino" e poi scartare mille regali perché ti ami troppo per non vedere tutti quei sorrisi.
Tuo fratello che rompe le scatole per aprirli dall'ora di cena e poi capisci che è perché non vedeva l'ora di indossare il suo orologio nuovo. Che si è scelto da solo. Un beota.
Tuo padre che chiede a tuo fratello l'ora ogni 10 minuti così puo' guardare il suo orologio nuovo tutto felice.
Iniziare il pranzo del venticinque in tre perché a forza di farsi chiedere l'ora ha fatto mattina e si è alzato alle 15.
Fare gli auguri a mamma e finire una bottiglia di champagne.
Nino che cerca di rimediare cibo ogni volta che fa una pausa dalla sua personalissima guerra contro i botti di Capodanno (che la gente comincia a scoppiare incomprensibilmente appena scavallato Ferragosto) di cui ha il terrore.
Kila che raggiunto l'obiettivo 'voglio assaggià l'arrosto pure io' si mette a cuccia e russa come pensavo solo mia nonna sapesse fare.
Trovare il modo di fare polemiche inutili sul nulla anche oggi, ma ridendo molto.
Mangiare dolci senza fine rassicurati dal fatto che appena passate le feste il digiuno forzato sarà con tutti noi e non puo' far poi così male.
Rispondere a mille messaggi di auguri.
Riceverne alcuni che non ti aspettavi e ti fanno sorridere un po' di più.
Tornare a casa nel tardo pomeriggio e crollare proprio come il tuo cane poco prima.
Risvegliarti sul divano e goderti la tua pace avvolta dalle lucine di Natale che ti piacciono così tanto.
Non avere orari. Non mettere la sveglia. Essere padrona del tuo tempo. La serenità.

Buon Natale a chi sa ancora godersi i momenti, le tradizioni, le abitudini quelle belle, le persone che ama e se stesso. Perché un sacco di gente queste cose non le ha, e allora è inutile fare sempre i finti cinici del cacchio, oggi godiamoci i sorrisi, che domani chi lo sa.

domenica 25 ottobre 2015

È notte.

È notte. La mano mezza addormentata che riemerge dal cuscino sotto il quale era rimasta schiacciata. Praticamente ci sei svenuta sopra. Guardavi qualcosa in tv, dalla veglia al sonno più profondo è stato un attimo, come sempre. Apri un occhio e vedi un po' annebbiato, tocchi il telefono perché si illumini e ti sveli che ore sono. Le 5:29. Vorresti rigirarti e continuare a dormire, ma devi assolutamente andare in bagno, ecco perché ti sei svegliata, maledetta minestra, quindi ti alzi. Ed il mondo si apre, i sensi si destano, le voglie fanno capolino: acqua e un quadratino di cioccolata fondente, ora. Ti riaffacci sullo schermo del tuo iPhone perché guardando l'ora hai fatto caso a delle parole impresse. E infatti sono lì. Potresti aspettate a leggere, ma se curiosa, e sveglia, quindi sblocchi la tastiera e ti immergi in quei pensieri notturni che ti incuriosiscono e ti piacciono. Quando qualcuno ti scrive alle 2:25 di notte o è ubriaco o è interessante, o tutte e due le cose. È strano quando conosci qualcuno e da subito hai tanto da dire, ed è bello. Non capita poi così spesso che una persona abbia tanta voglia di raccontarsi e al contempo di ascoltare. Un uomo per di più, siamo forse su 'Scherzi a Parte'? Ma quando capita è un fatto immediato e catalizzante, qualcosa di cui da subito non puoi fare a meno, o semplicemente non vuoi. Perché è raro, bello, prezioso. Lo scambio tra le persone e prezioso. Ed è curioso quanto a volte capiti tanto di rado con chi conosci da sempre e possa invece essere dilagante con chi in realtà non conosco affatto. Chi non si conosce si sente forse inconsapevolmente più libero di dire, raccontare, condividere? O semplicemente ci sono anime destinate a confrontarsi ed arricchirsi e l'universo trova un pretesto qualsiasi per metterle in contatto?  Un normale sabato mattina di lavoro, una cosa detta così, due gnomi delle montagne, la gentilezza. A volte basta poco, che poi è tanto, tantissimo. E di botto ti ritrovi catapultato nel mondo di qualcun altro, che comprendi e registri a modo tuo, facendo un mix delle tante cose dette così a cascata, dei tanti mondi che si sovrappongono generando quasi un personaggio Hollywoodiano. Realtà o fantasia? Caso o destino? Il caso non esiste, ma forse neanche il destino. Però esistono le persone, e i fatti che le rendono tali. Ed ogni volta che due persone si incontrano, qualsiasi sia o sarà il loro rapporto, scatta sempre una magia. Un clic, un contatto, che puo' rimanere un fermo immagine destinato ad essere dimenticato o generare un rapporto di scambio che accende nuove lampadine e apre nuove finestre di dialogo. In questo secondo caso ogni incontro diventa conoscenza, e la conoscenza è tesoro. Un'opportunità di vederti in maniera diversa, di dire ad alta voce e quindi riflettere e ragionare, un nuovo capitolo, la possibilità di nuovi spunti, energia che si rigenera, forza vitale. Tanta roba insomma. Tanta roba spesso sottovalutata e schiacciata dalla frenesia dei nostri ritmi schizofrenici e non sempre prolifici. E allora si, capita che ti svegli che fuori è buio e invece di riaddormentarti la tua mente si accenda leggendo i pensieri di qualcuno che ha voluto condividerli con te anche quando forse non si reggeva quasi più in piedi. E non solo leggi e rispondi, ma ti metti a scrivere, come fai ogni volta che qualcosa ti colpisce e riesce a toccare quei tasselli profondi la cui strada è sconosciuta ai più. A chi non ha abbastanza voglia o manca di mezzi per percorrerla. E il sole sorge, le canzoni di sottofondo cambiano, la moka brontola e il mondo si desta. Mentre pigi sui tasti del portatole adagiato sulle gambe incrociate sul divano, un sorriso si allarga sul tuo viso e ci rimane. Sei nella tua bolla, e cazzo quanto ci stai bene. Il tempo è bloccato. Per te è ancora notte, una notte un sacco fica.

sabato 14 febbraio 2015

San Valentine's Day

"San Valentino è una festa stupida!"…"Ah no, io non festeggio!"…"Che c'è da festeggiare, l'amore è tutti i giorni!"…poi tutti a comprare fiori e cioccolatini (lui) e a sperare in rose, un regalo e cena fuori (lei).  Basta con questa farsa dei bastian contrario per forza. Basta con questo artefatto cinismo. Basta alla moda del contro-cliché, che se possibile è più ridicolo, triste e noioso del cliché stesso. Non fa fico manco un po'. Festeggiate, amatevi e datevi un sacco di baci, che l'amore è tutti i giorni ma anche oggi è un giorno. E se c'è una scusa, seppur 'sciocca' e commerciale, per guardarsi negli occhi e sorridersi una volta in più non farlo non è da fichi, è da idioti. Si all'amore, alla spontaneità, al romanticismo, ai regali, ai sorrisi, al dirsi ti amo, ai fremiti dell'animo, alle sorprese. Si al cuore. 
No ai burberi tarocchi, agli ammazza entusiasmo, a chi si vergogna dei propri sentimenti o non li vive a pieno perché non fa abbastanza macho o femme fatale.
A chi ama, qualcosa o qualcuno, e per quel qualcosa o qualcuno lotta ogni giorno senza preoccuparsi di sembrare vulnerabile. A chi ha ancora voglia di amare ed essere amato. Buon San Valentino! 
Che per inciso è il Santo più fico di tutti, il mio. ;)

venerdì 6 febbraio 2015

Buongiorno!

La magia dell'accogliere un nuovo giorno senza il controllo despota della sveglia. Destarsi comunque presto perché il bioritmo segue l'abitudine della quotidianità, ma senza fretta, pensieri, imposizioni, mal-disposizioni, mete indesiderate. Essere padroni del sé, del tempo, dello spazio. Aprire gli occhi con calma nella penombra della camera da letto, percepire il calore del piumone, il morbido e accogliente abbraccio del cuscino, lasciarsi coccolare dal silenzio, sorridere leggeri. 
Scevri da contingenze e impegni invadenti e frenetici, alzarsi con calma, muoversi lentamente, sorseggiare qualcosa di caldo accompagnato dalla complicità di un libro. Decidere di non aprire subito le finestre perché il mondo puo' restare fuori ancora un per un po', finché non ti va proprio di andarlo ad abbracciare. Rilassare collo e trapezi, abbandonarsi alla pace. Avere tempo per gustarsi il silenzio intorno, il fremito interiore. E scrivere. Una cosa semplice, abitualmente quasi banale, ma oggi sentita e detta con vera e felice percezione. 
Buongiorno! 

giovedì 25 dicembre 2014

Natale è.

Natale è carta, colori e pacchetti. E' gioia di fare immaginando i sorrisi delle persone a cui pensi. E' incastrare spazi di tempo impalpabili e creati ad arte tra un lavoro (troppi) e l'altro, tra un impegno (troppi) e l'altro, tra una frenesia (troppe) e l'altra.
Natale è cene e sorrisi. E' fare di tutto per vedere le persone che ami per dar loro un abbraccio, come se dopo due giorni finisse il mondo. E' portare un pensiero sincero e, una volta su cinque, trovarsi davanti ad una faccia stupita, rammaricata per non aver fatto altrettanto. Non capendo che non te ne frega nulla, che non dovevi ma volevi, che non tutti danno per ricevere, anche se è un'equazione alla quale troppo spesso siamo abituati.
Natale è capire cosa vogliono fare i tuoi il ventiquattro sera. 'Stiamo da noi. Andiamo da nonna. Viene zia da noi. Io faccio la lasagna bianca. Io i gamberetti. Chi fa le puntarelle? Ma abbiamo abbastanza vino? Io voglio la maionese fatta da mamma. Zia porti tu la tombola? Tanto vince sempre nonna. E vabbè almeno si diverte. A che ora ci vediamo? Voi non sparite, venite prima ad aiutarmi che vostro padre è inutile. Grazie eh! Ma friggiamo prima o lì per lì?'. Tanti sforzi e alla fine sempre le solite discussioni, ma va bene così, è Natale.
Natale è un po' di tensione ad inizio serata perché mamma quando ha ospiti è sempre elettrica. E' mio fratello che all'ultimo, sempre, si ricorda che non ha i bigliettini e me li chiede. E' papà che mi fa incartare i regali di tutti perché 'la creativa sei tu'. E' sorrisi e tutti felici che mangiano mandarini perché servono le bucce per la tombola, i ceci sono caos. E' Kila invasata con gli occhi sgranati che cerca cibo da chiunque e Nino che elemosina coccole. E' mille regali, tutti contenti e tutti a letto troppo tardi, troppo allegri e troppo grassi.
Natale è passare il venticinque tra il divano e il divano, nullafacenza intramezzata dal pranzo da mamma. Oggi non è solo Natale, è il suo compleanno, quindi si ride, si brinda e si mangia. Auguri Little Christmas!
Natale è avere tanto di quel tempo libero che ti sembra di avere sei anni, ma tutti gli amichetti sono impegnati a mangiare, scartare, giocare o annoiarsi con le loro famiglie, quindi giochi da solo. Ieri erano i Lego (che poi se me li regalassero ci giocherei anche ora), oggi è il libro che hai scartato stanotte, o una maratona di film natalizi su Sky Cinema Christmas intervallata da penniche più o meno (più) lunghe dopo ognuna delle quali ti domandi dove sei e perché.
Natale è chiacchierare con chi è un po' diverso da te ma anche un po' come te e fa voli pindarici su deserti, concerti prossimi e serate al mare da scartare presto con un sottofondo già deciso e promesse di vino rosso in bicchieri di vetro.
Natale è il tuo migliore amico che ti piomba a casa alle 20:40 già ubriaco, ti propone (impone) un brindisi a base di mirto rigorosamente alla goccia e una serata al centro con cugini riscoperti trent'anni dopo e rivelatisi talmente simpatici che anche tu li conoscerai tra poco…molto poco, troppo poco. Quindi ti devi vestire, ora.
Natale è uscire dal torpore, infilarsi un paio di calze e godersi una serata nella tua città preferita (la tua), apparentemente dormiente ma in realtà piena di vicoli svegli e festanti.
Natale è sbrigarsi, perché il tuo migliore amico rompe le palle come se non ci fosse un domani, e lo ami irrimediabilmente da ventuno anni anche per questo.
Buon Natale a chi ancora mangia e a chi non ce la fa più. A chi lotta disperatamente contro le piaghe da decubito causa permanenza a oltranza sul divano e a chi sta con i piedi sotto il tavolino da talmente tante ore che non sente neanche più il formicolio.
Buon Natale a chi non pensa e a chi pensa troppo a cose lontane. Buon Natale a chi sorride, anche se solo per un po', che è sempre meglio di niente.
Buon Natale a chi si sbriga, a chi va con calma e a chi per gli auguri ha visto a malapena uno dei suoi cugini ma li farà tra pochissimo a quelli del suo migliore amico.



martedì 16 dicembre 2014

La calma da dentro la finestra.

Mi piace stare a casa. Guardare fuori dalla finestra la luce che filtra. Scorgere il traslucido delle mattonelle del giardino se è piovuto. Passare dalla luce al buio notando le varie sfumature, respirare la calma e la serenità. Si, questo scorcio mi mette serenità. E’ la calma del mondo fuori visto da dentro, è la realtà ovattata di casa mia, dove tutto ha il ritmo giusto, il mio.
Mi piace avere il mio tempo per raccogliere le idee, in un apparente stato di nullafacenza in realtà mai ferma, mai sterile, mai piatta. Mi sembra di non pensare a nulla, e forse è così. Non penso a nulla, mi abbandono a me stessa. Mi abbandono. E di botto mi ravvivo, mi tiro su, e tutto mi appare chiaro, forte, deciso, lucido. Come le mattonelle del giardino se è piovuto.
L’apparente nullafacenza della mente che non si ferma mai. Non è il caos che ci rende vivi, non è la frenesia che ci rende attivi. La frenesia ci blocca, ci distrae, ci elettrizza e ci scarica insieme. La frenesia ci confonde, è ingannevole e mistificatrice.
Io amo la calma. No, la calma non è piatta né infruttuosa. La calma non è non fare nulla. La calma è fare senza fretta. Senza bisogno di far quadrare tutto senza godersi realmente niente. La calma è produttiva, è illuminante. Se non ci fermiamo mai, se non limitiamo mai il caos che ci circonda, non siamo in grado di ascoltare noi stessi. E ascoltare noi stessi è fondamentale. E’ la funzione primaria di chi vuole vivere una vita veramente propria. Se ci dimentichiamo di ascoltare noi stessi, se non ci fermiamo mai, allora perdiamo il centro. E senza centro non si ha forma, né sostanza.
Mi piace commuovermi davanti a un telefilm, associare sensazioni derivanti da storie assolutamente reali alla mia di realtà. Pensieri a persone. Situazioni a profumi. Trovare quel click che mi fa sciogliere. Che mi riporta da me stessa. Chiudere gli occhi e guardare al mio interno, fisico e metafisico. Immaginare emozioni che ricordo ma non vivo, che non cerco ma vorrei trovare, o ritrovare.
E la mente vola lontano, forse troppo lontano da oggi.
Mi piace il mio spazio, sono gelosa del mio spazio, il mio spazio è prezioso. E’ mio. Intimo, privato, riservato, inspiegabile. E’ condivisibile? Un punto interrogativo. Enorme, forte, vero. Come si fa a condividere il proprio spazio con qualcuno? Sono ventuno secoli (ventuno) che le persone condividono il proprio spazio con qualcun altro, e a me sembrano, tutte, tanti piccoli grandi eroi. Perché davvero se mi pongo questa domanda non so darmi una risposta. E non sono certa che chi pensa di averla l’abbia realmente. Si puo’ vivere in mille modi diversi, ma farlo in maniera consapevolmente felice è un’altra storia. E se penso a qualcuno che varca la porta di casa e mi chiede come sto e com’è andata la mia giornata sono al contempo affascinata dall’idea e terrorizzata dalla stessa.
Se penso all’amore, se penso all’enormità di un legame così totale che il pensiero di perderlo toglie il respiro, torno indietro. Tanto, forse troppo. L’espressione, il graffio della voce, l’intersezione della spalla con la clavicola, le mani, il modo di camminare sono nitidi e precisi come gli sguardi, le battute, le discussioni e le risate infinite. Sono chiara io come è chiaro lui, come una panoramica da fuoricampo, una camera puntata sulla felicità. Su quella che sembra la sintesi di un legame perfetto, un legame che non si puo’ sciogliere neanche volendo. Non sono i protagonisti a fare la differenza, è il legame che c’è tra loro. L’amore, eccolo, non puo’avere altra veste. La ‘decisione più giusta’ non è sempre quella più facile, tutt’altro. Solitamente è la più difficile, la più straziante, la più intimamente conflittuale. La ‘decisione più giusta’ è una stalker che ti perseguita tutta la vita. Anche quando sei convinta che sia quella migliore, anche quando sei certa che non si potesse scegliere altra via, perché le altre le hai tentate tutte. Ti lascia il vuoto e la fierezza insieme, la distruzione e la forza. Ma non ti fa scordare nulla. Ti segue nel tuo cammino ricordandoti costantemente che sei stata saggia, forte, forse virtuosa, ma che c’è qualcosa che ti mancherà finché non la ritroverai. Quella completezza che è rara come i momenti per goderti la tua calma, e preziosa altrettanto. Quella senza la quale non sei disposta alla condivisione del tuo spazio. Perché se l’hai vissuta una volta nella vita non sei disposta a nessun tipo di compromesso. Non puoi accontentarti del normale se hai creato lo straordinario. E allora ieri è tanto nitido quanto è nebuloso domani. 
Vedo sfocato. Non so che forma possa o debba avere l’anima adatta a condividere il mio spazio, e per la quale sia adatta io a condividere il suo. Quella che tornando si poggerà sul divano e, con me, farà caso al traslucido delle mattonelle del giardino se è piovuto. Quella i cui occhi daranno un senso ai mille punti interrogativi che ho in testa. Quella che vivrà nel caos che la vita impone ma che sarà felice di fermarsi, con me, per non fare apparentemente nulla dando in realtà un senso a tutto. Quella che non penserà che io sia pazza o strana o triste o annoiata, ma semplicemente felice, mentre guardo la calma da dentro la finestra.

giovedì 20 novembre 2014

La porta a vetri piena di manate, e fuori il sole.

La porta a vetri di questo strano ufficio è sporca, piena di manate. Mi domando se sia tanto complicato utilizzare la maniglia per aprire una porta, senza necessariamente poggiare mani piene di dita ovunque. La risposta è si, evidentemente.
La pianta accanto alla porta sembra finta, ma tutto sommato è gradevole. Non è di quelle sciatte modalità casa vecchia de nonna che è piena di fiori ma si vede che sono di plastica da quando chiami l'ascensore. No. E' una pianta sempreverde che finge più che bene di essere 'sempreviva'.
Voci, inserimenti, telefonate, richieste, informazioni. Tra una cosa e l'altra guardo fuori. C'è il sole oggi, fa freddo ma c'è un bel sole, e tanto basta per immaginarmi da tutt'altra parte.

Me ne starei volentieri in centro a passeggiare tra i vicoli. Mi perderei tra gli scorci, giocherei a dama tra i banchi del mercato di Campo de' Fiori, osserverei le vecchiette sorridendo alle loro chiacchiere, cercherei con gli occhi qualche artista di strada della cui arte innamorarmi per almeno tre minuti che sembrano sei mesi e mi perderei tra gli scaffali di Feltrinelli. Guarderei qualche vetrina pensando che non è il caso di spendere soldi, ma sorridendo perché è tutto bello e colorato e le cose belle e colorate mi piacciono un sacco. Poi rosicherei un po' che comunque alla fine è tutto bello ma non è il caso, e mi appagherei comprando un bel diario nuovo e una penna colorata. Più sei-sette-forse otto libri perché è più forte di me e alla fine forse mi conveniva entrare in un negozio qualsiasi che spendevo meno. Ma sarei un sacco felice e magari ripasserei per 'Campo' fermandomi al forno storico a prendere una striscetta (anche questo fa un sacco nonna) di pizza bianca con la mortadella nel gusto della quale svenire seduta al sole accanto a Giordano e sfogliando uno dei miei libri nuovi. Si. farei proprio questo.

Però bisogna lavorare, e anche esserne felici perché non farlo è una cosa brutta come l'alito del tipo che è appena entrato a chiedere delucidazioni su come compilare un modulo che richiede nome, cognome, data di nascita e addirittura una firma...poi dici li insulti. A meno che tu non sia una cacchio di fortunatissima ereditiera, e io non lo sono. E anche nel caso non mi riterrei fortunatissima credo, perché i miei spero di averli accanto finché non sarò vecchia io. E se invece parlassimo di un presunto marito, beh, l'idea di stare con un vecchio decrepito dalle tasche piene non mi fa impazzire. Quindi no, anche no, no grazie. Va bene così, lavoro. Tanto, forse troppo, e spero bene. Almeno ci provo.

Mille sogni a occhi aperti e sto sempre qua, in questo strano ufficio, con la porta a vetri dell'ingresso sporca, la pianta accanto sempreverde perché 'semprefinta', e il sole fuori. Vedo entrare strane persone e sento dire strane cose e va bene così. Dopo andrò in radio e lì si che sto veramente bene, e allora faccio un sorriso in più e continuo ad immaginare belle cose che farò magari non oggi ma presto, tipo già nel week end che è vicino e il pensiero fa stare sempre bene un po' di più.

Buona giornata a tutti quelli che sono a lavoro anche se vorrebbero essere altrove e che guardando il sole fuori da una porta piena di manate immaginando cose fichissime e percepiscono quel ghignetto a sofficino sulla faccia che la giornata la fa passare meglio. ;)